Giuseppe Conte ha promesso al Senato, chiedendone e ottenendone la fiducia come antipasto di quella in arrivo dalla Camera, “umiltà e determinazione”.
L’umiltà, mista alla furbizia, il professore e avvocato Conte l’aveva già dimostrata nella cerimonia della campanella a Palazzo Chigi. Quando, rimasto solo davanti alle telecamere dopo il commiato del predecessore Paolo Gentiloni, aveva chiamato a sé i due vice presidenti del Consiglio, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in ordine alfabetico e di voti presi nelle urne, per condividere la festa e ringraziarli di averlo concordemente scelto a rappresentare i loro partiti alla guida del governo.
I due non se lo erano lasciato chiedere due volte, precipitandosi al suo fianco per dirgli “prego”, ma Salvini a sua volta trascinandosi poi, per la foto finale di gruppo, il nominando sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Che da solo, anche per…
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