La curiosa storia di Natale del Signor Incipt, di Valentino Dellea

inverno
immagine tratta da web

Questa fiaba l’ho scritta per i bambini del reparto oncologico pediatrico dell’ospedale Regina Margherita di Torino.
Buon Natale. Valentino Dellea

 

LA CURIOSA STORIA DI NATALE DEL SIGNOR INCIPIT.

Questa è la sorprendente e unica storia di Natale del Signor Incipit, ovvero, colui che, con parsimoniosa attitudine, vendeva inizi.
Si narra che arrivasse da molto lontano, forse dalle Azzorre, magari dalla Patagonia, probabilmente da un’isola delle Filippine. Nessuno sapeva di preciso la sua provenienza. Era un uomo mite e umile con un cappello in testa e le scarpette da ginnastica. D’inverno indossava un cappotto nero e destate una camicia bianca di lino. Ciò che non cambiava mai, erano i suoi jeans americani con le toppe sulle ginocchia. Aveva l’abitudine di sedersi su di una panchina del parco, il luogo ideale dove vendere il suo prodotto fatto di parole: gli incipit.
Gli incipit sono una frase, un ritornello, un piccolo bacio, una dolce carezza, un soffio caldo per l’anima. Gli piaceva dispensare frasi a effetto a tutti quelli che gli sedevano accanto, e sembrava pure che avesse un discreto successo.
E mentre faceva il suo modesto lavoro, in un giorno molto freddo di dicembre, a poche settimane dal Natale, si presentarono da lui due persone un po’ preoccupate, due persone leggermente infelici. Un uomo e una donna si sedettero di fianco a lui e gli chiesero un grande favore.
– Buon giorno – disse la donna – io sono la Dottoressa Leprotta e lui e il Dottor Gatto.
– Buon giorno e piacere di fare la vostra conoscenza, Io sono il Signor Incipit.
– Scusi, può ripetere? – chiese sbalordito il Dottor Gatto.
– Incipit, il Signor Incipit.
– ihihihihihihihihihihihihihihi – risero di gusto – mai sentito nominare.
– Per quale motivo vi fa sorridere in questo modo?
– Per via delle i, ihihihihihihihihihi. Lei è una sagoma, sa?
Il Dottor Gatto e la Dottoressa Leprotta si ricomposero subito, anche perché non è che erano così felici di ridere, anzi, erano tristi come due coccodrilli, solo che quell’uomo sapeva metterli di buon umore. Il Signor Incipit aveva il potere di cambiare le cose, solo che nessuno lo sapeva, e neanche lui era al corrente di saperlo, solo i bambini potevano riconoscere tale virtù.
– Il segreto della verità risiede nelle pupille delle fanciulle e dei fanciulli quando spalancano gli occhi alla mattina appena svegli – disse, un giorno, il Signor Incipit alla Signora Quercia, che gli aveva chiesto, in un pomeriggio di vento, la possibilità di avere un inizio, lei che stava mettendo radici nel parco. Sì, perché il Signor Incipit parlava con tutti, con tutti quelli che gli rivolgevano la parola: in quella circostanza le parole uscirono dal fruscio delle foglie e dall’ondeggiamento dei rami.
Prese la parola il Dottor Gatto.
– Siamo qui perché abbiamo bisogno di lei.
– Qual buon vento?
– Niente di buono, a meno che
– A meno che?
– Lei non ci dia una grossa mano.
Il Signor Incipit si guardò le mani quasi per decidere quale delle due dovesse usare per aiutarli. Poi si grattò il cappello e si mise a posto il bavero del cappotto.
– Di cosa si tratta?
Prese la parola la Dottoressa Volpe.
– Deve andare da Babbo Natale.
– Dicono che non esista.
– Quello che dicono in giro, non ha importanza, la gente parla parla parla, ma è troppo indaffarata nella realtà che si scorda della fantasia.
– Questo è vero come il sole e la luna. Voi avete idea quale sia la direzione giusta da prendere?
– Su! – rispose con decisione il Dottor Gatto.
– Su di là o su da quella parte?
– Su da quella parte – indicò con fermezza la Dottoressa Leprotta.
– Conosco la strada! – affermò il Signor Incipit con invidiabile sicurezza.
La dottoressa prese dalla tasca molte letterine e gliele porse.
– Deve sapere che io e il Dottor Gatto stiamo rimettendo in sesto dei bambini, ci stiamo prendendo cura di loro, insieme alle loro mamme e ai loro papà, insieme alle loro zie e ai loro zii, insieme alle loro nonne e ai loro nonni…
– E chi più ne ha più ne metta.
– Guardi, non ce nè mai abbastanza.
– Ogni essere che porta se stesso è un messaggero d’amore.
– Mi piace, questa, Signor com’è già, Signor?
– Incipit, Signor Incipit.
– Ihihihihihihihihihihi ehm… scusi… comunque, dovrebbe portare queste letterine a Babbo Natale, perché il nostro corriere, il Signor Bradipo, quest’anno è in ritardo, nel senso che non è ancora tornato dallo scorso Natale. Diamine, è preciso, solo che è affidabile ogni quattro anni, come le olimpiadi. Pensi che in gioventù ha vinto i cento metri in tre giorni, sei ore, venti minuti e quindici secondi, record mondiale di lentezza, un pregio per pochi esemplari sulla terra. Detto questo, abbiamo pensato a lei, dato che la riteniamo sveglio e soprattutto…
– E soprattutto?
– Una sagoma ihihihihihihi, una gran sagoma! – risposero all’unisono.
Il Signor Incipit non ci pensò su due volte e diede immediatamente la sua disponibilità.
– A una condizione?
– Quale?
– Che mi diate quello spider rosso che avete parcheggiato qui dietro.
Al Dottor Gatto gli venne un colpo.
– Eh, no, dai… lo spider no….
La dottoressa lanciò uno sguardo furente al collega, che preso dalla vergogna consegnò le chiavi della macchina al Signor Incipit.
– Faccia attenzione, non me la righi, e vada piano non ho ancora finito di…
Non fece in tempo a concludere la frase che il Signor Incipit era salito in macchina, aveva già messo in moto e aveva sgommato a tutta velocità verso “su da quella parte” come gli aveva suggerito poco prima la Dottoressa Leprotta. Si salutarono con la mano come fanno tutti quanti quando si parte per destinazioni lontane.
Il Signor Incipit era in viaggio. Stava sfrecciando nelle strade incredibilmente deserte a tutta velocità verso il luogo degli inizi. Infatti, per lui Babbo Natale era il progettista di nuove partenze, di nuove visioni, di nuove vite. Babbo Natale era il futuro.
Comunque, sembrava che quel giorno la gente non fosse uscita di casa e che avesse lasciato spazio al viaggiatore di nuove avventure. Si sentiva anche lui un piccolo uomo con pensieri da bambino.
– In fin dei conti la fantasia supera sempre la realtà – questo era il suo motto.
– I cuori dei bambini sono satelliti che mandano informazioni sotto forma di musica, onde appena percettibili che risuonano in tutte le cellule degli esseri umani – disse un giorno il Signor Incipit alla signora Nuvola, una graziosa ragazza che aveva l’abitudine di commuoversi sovente e di cambiare forma ogni volta che il vento le soffiata sulla nuca.
Dopo molte ore di viaggio, il Signor Incipit entrò nella foresta nera. Era così buia che si faceva fatica a vedere la direzione giusta. Cera una nebbia fitta e alberi ovunque. All’improvviso, la macchina si spense di colpo perché era finita la benzina, la batteria si era scaricata e il motorino di avviamento a malapena tossiva quando girava la chiave per provare a farla ripartire. Non cera niente da fare, la macchina non ne voleva sapere di muoversi. Come glielo avrebbe spiegato al Dottor Gatto che la sua spider sarebbe rimasta impantanata nella foresta nera? Era sconsolato e impaurito. Teneva le mani sul volante e le letterine sempre in tasca. Decise di scendere e di proseguire a piedi, non aveva tempo da perdere, qualche idea gli sarebbe venuta in mente durante il percorso.
Nel mezzo del cammin della sua vita – tanto per scomodare il sommo poeta – si ritrovò veramente nella selva oscura ché la diritta via era smarrita.
Pensava sempre a questo incipit ogni volta che incontrava una difficoltà, di che natura fosse non gli importava, però sapeva che, in linea di massima, logica per la vita, nella sua energica azione: se esiste un problema esiste anche la soluzione.
Marciò per ore e ore, ma la foresta sembrava non finire. Aveva paura, tanta paura, e prese a nevicare.
– Ci mancava pure questa – gli venne da pensare.
La neve era fitta e i fiocchi attecchivano sul terreno come piccoli fantasmi. La fatica cominciava a farsi sentire e la neve cresceva ai suoi piedi. Aveva tanto freddo, e solo con il cappotto e le scarpette da ginnastica, non sarebbe andato tanto lontano.
Cadde a terra, o meglio si lasciò andare. Era sfinito.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma soprattutto sapeva che non doveva dormire, poteva essergli fatale. Cominciò a piangere come un bambino mentre i fiocchi di neve gli accarezzavano il viso.
Purtroppo chiuse gli occhi e fece un sogno.
Era piccolo piccolo tra le braccia di sua mamma che lo coccolava, lo baciava e lo accarezzava. Era raggiante e radioso nelle braccia calorose di sua madre, e il profumo della loro pelle insieme, sprigionava aromi di fiori in primavera, di frutti esotici e di pane e focacce appena sfornate. Rideva, e rideva, e rideva ancora come un matto, era talmente felice che sarebbe rimasto aggrappato al corpo di sua madre per l’eternità.
Che bella sensazione.
Il Signor Incipit dormiva così profondamente da scordarsi di essere esistito.
Quando aprì gli occhi, non ricordò più nulla, non sapeva dovera, ma sentì molto calore intorno. Gli venne da dire a bassa voce:
– Mamma
– Dimmi, gioia del mio cuore
Ebbe la percezione che lei gli avesse veramente risposto come un angelo a ciel sereno.
Si trovava in un letto vicino a un caminetto acceso, il fuoco gli scaldava le guance. Stava ancora sognando?
Si toccò le braccia e poi le gambe e comprese che non era congelato, anzi, stava molto bene sotto quelle coperte. No, stavolta non stava sognando.
Si girò e vide tre persone sedute sulla sedia che lo osservavano.
– Chi siete?
Parlò quello che aveva i denti davanti un po pronunciati.
– Buon giorno, io sono il Dottor Castoro, lei è la Dottoressa Volpe e lui il Professor Orso, il Primario. Lei si trova al centro studi e ricerche scientifiche mediche della foresta nera, dove facciamo analisi di ogni genere, dove facciamo scoperte scientifiche straordinarie per tutta l’umanità. Siamo un’equipe molto affiatata e professionale, ci sono anche premi Nobel. Noi siamo più di una speranza.
– Ma come ci sono arrivato qui?
– Grazie a me – rispose il Professor Orso ero uscito a prendere una boccata d’aria e a grattarmi la schiena su un castagno, quando lho vista a terra. Ci è mancato poco Signor Signor?
– Incipit, Signor Incipit?
– Ihihihihihihihihihi – risero tutti e tre di gusto.
– Ancora
– Ma con tutte quelle i ihihihihihihihi. Ma lo sa che è una sagoma?
– Pure voi con sta storia?
– Quale storia?
– Niente, io vendo inizi!
– Già sentito! – affermò la Dottoressa Volpe , adesso si faccia visitare.
Il Signor Incipit si tirò su la maglia della salute. Gli presero la pressione, gli ascoltarono il cuore con lo stetoscopio, controllarono i suoi riflessi con il martelletto sulle ginocchia e poi, infilandogli un bastoncino in bocca, gli chiesero:
– Faccia iiiiiii.
– Ma non dovrei fare aaaaaaa.
– Nel suo caso no, ihihihihihihihihi.
Sta di fatto che gli fecero una visita completa, degna di un’equipe all’avanguardia. Cera da dire che i Dottori erano veramente professionali.
– Lei è completamente guarito – e si complimentarono tra loro.
– Siamo stati bravi. È il nostro lavoro. Come siamo competenti. Anni e anni di studi e di attitudine alla medicina
Andarono avanti così per una mezzora a ringraziarsi l’uno con l’altra, mentre il Signor Incipit divertito li guardava con una certa ammirazione. In fin dei conti, avere un atteggiamento propositivo, aiuta sempre ad essere più efficaci in ogni situazione.
Stava veramente bene, si era ripreso velocemente grazie sicuramente alle cure parsimoniose, ma anche super professionali del Dottor Castoro, della Dottoressa Volpe e del Professor Orso.
– Ma io devo andare da Babbo Natale! – gridò.
La sua memoria era ritornata a galla. Ci fu silenzio. Rimasero tutti immobili davanti a quella affermazione.
– Dov’è la mia spider rossa?
– La sua spider è dal Signor Cinghiale, il meccanico. Ci vorranno un paio di giorni rispose il Professor Orso.
– Io non posso aspettare, devo andare su da quella parte.
– Eh, ma è ancora lontano – disse la Dottoressa Volpe a piedi arriverà per Capodanno.
– Non diciamo corbellerie, io devo essere da Babbo Natale il prima possibile.
Il Signor Incipit non si dava pace, aveva le letterine dei bambini, si era preso la responsabilità della consegna, doveva trovare una soluzione.
Il Dottor Castoro venne in suo aiuto.
– Non si preoccupi Signor Signor?
– Incipit, Signor Incipit!
– Ihihihihihihihi ehm… scusi… senta conosco un bravo elicotterista, il Signor Gufo del pronto intervento, penserà lui a portarlo da Babbo Natale. È l’unico al mondo che sa volare quando nevica. Adesso lo chiamo.
Prese il cellulare e dopo pochi secondi si sentì bussare alla finestra. La Dottoressa Volpe la aprì ed entrò il Signor Gufo. Un volatile imponente per grandezza e bellezza. Le sue piume erano di un marrone lucido e il suo sguardo era penetrante. Era anche bravo a far girare la testa alle donzelle.
– Passare dalla porta, no? – chiese la Dottoressa Volpe.
– Lo sai tesoro che io adoro volare – poi la guardò negli occhi – oggi hai due begl’occhi da cerbiatta.
Lei fece un po la sostenuta, ma si vedeva che le faceva piacere avere quelle attenzioni.
– Allora, partiamo? – il Signor Gufo era un tipo molto deciso senza tanti fronzoli e grilli per la testa.
Il Signor Incipit, senza neanche avere il tempo di salutare, si trovò sulla schiena del Signor Gufo, pronto per partire.
– Grazie, per esservi presi cura di me – disse sinceramente.
– Ma diamine. Ma è il nostro dovere. Abbiamo dedicato la nostra vita a questo. Abbiamo studiato tanto…
Mentre i Dottori stavano continuando questa loro tiritera, Il Signor Incipit era già in volo verso su da quella parte, e avrebbe incontrato finalmente Babbo Natale.
Il viaggio fu talmente comodo che il Signor Incipit non si accorse del tempo passato. Il Signor Gufo era un ottimo volatile, aveva grandi piume per proteggere il Signor Incipit dal freddo, ma soprattutto non faceva mai degli sbalzi, sapeva planare meravigliosamente nell’aria. Un viaggio tranquillo con il Signor Gufo che gli diceva:
– Guardi lì, guardi là.
E lui che non sapeva mai dove guardare.
Ad un certo punto, si vide una casa illuminata da moltissimi alberi di Natale. Un bosco pieno di luci a intermittenza che trasmetteva, in chi lo osservava, una sensazione di entusiasmo. Il Signor Incipit era estasiato, guardando dall’alto, dalla bellezza del luogo. Il Signor Gufo iniziò pian piano l’atterraggio, sollevò un po di nevischio, e una volta messo le sue zampette a terra, fece scendere il suo passeggero.
– Eccoci, arrivati Signor, Signor?
– Incipit, Signor Incipit.
– Ihihihihihihihihi
– Pure lei.
– Mi perdoni, ma lo sa che è una sagoma?
– Comincio a crederci.
– Io vado, la saluto. Lei è un uomo che mette buon umore.
Il Signor Incipit scosse la testa e salutò il Signor Gufo che si alzò in cielo e sollevò un po di nevischio come sempre. Prese per la stradina che portava alla casa di Babbo Natale e quando arrivò alla porta, la trovò aperta.
– Venga, venga, la stavo aspettando – esclamò una voce ruvida ma molto delicata.
– Permesso!
La casa era uno splendore. Era arredata con mobili in noce con quadri astratti coloratissimi sulle pareti. Sembrava di stare all’interno di un arcobaleno. Tutto era lucente, pure Babbo Natale con quella sua inconfondibile barba bianca che più bianca non si poteva. Aveva una bella nuvola sul viso e sulla testa. Avrebbe potuto scambiarlo con Dio.
– Non esageri – gli disse, come se avesse letto i suoi pensieri.
– Salve!
– Salve. Lei è il Signor?
– Incipit, Signor Incipit.
– Ihihihihihihihihi ehm mi scusi ma lei mette di buon umore.
– Me lo dicono tutti!
– E magari le dicono pure che è una sagoma!
– Qualcosa del genere.
– Ha le letterine?
– Sì, certo, eccole!
E gliele consegnò. Babbo Natale si prese il tempo di leggerle tutte, con calma, accarezzandosi ogni tanto la sua lunga barba bianca.
– Bene. Ho registrato tutto. Adesso le do la ricevuta, da me autenticata, che dovrà consegnare ai bambini. Sa, sono procedure ferree a cui bisogna attenersi.
– Capisco
E gli diede una piccola lettera con il timbro in cera autenticata da Babbo Natale.
– Bene, io adesso vorrei riposare se non le dispiace, avete mica una camera da letto? – chiese ingenuamente il Signor Incipit.
– Sta scherzando? Lei deve ripartire immediatamente e andare da Gesù Bambino!
– Da chi, Scusi?
– Da Gesù Bambino, a Betlemme.
– Ma è dall’altra parte del mondo?
– Fuori c’è il mio pilota la Signora Renna, che è già pronta per partire.
– Ma io sono stanco.
– Riposerà in volo. Qui ci sono in gioco le vite di quei cuccioli, e Gesù Bambino deve dargli la formula magica, ovvero, gli inizi per ognuno di loro.
– Ma anche io vendo inizi!
– Sì, ma lui lo fa da più di duemila anni.
Babbo Natale si alzò dalla poltrona, perché era seduto lì da sempre, e lo accompagnò verso il suo piccolo aeroporto. La Signora Renna scalpitava e soffiava, non vedeva l’ora di partire, aveva più adrenalina lei di un boeing 747. Il Signor Incipit si sdraiò sulla schiena della Signora Renna che cominciò a scaldare i motori.
– La prenda per le corna – disse Babbo Natale ad alta voce.
– La prendo per cosa?
Non ebbe neanche finito la domanda, che si trovò a 3000 metri di altezza a una velocità supersonica.
– Può andare più piano? – urlò il Signor Incipit con il vento che gli sbatteva sulla faccia.
La Signora Renna per farlo stare zitto fece prima una virata, poi una capovolta e infine una capriola nell’aria. A quel punto il Signor Incipit perse i sensi, o meglio, chiuse gli occhi e si fece trasportare dall’altra parte del mondo senza fiatare.
Il Signor Incipit era beatamente sdraiato sul dorso peloso della Signora Renna. Aveva un buon odore ed era calda e confortevole, starci abbracciato era come stare abbracciato a un grande morbido cuscino.
– Un luogo bello lo puoi trovare in qualunque abbraccio, basta avere coraggio – disse il Signor Incipit tanto tempo fa a Lady Luna, una ragazza misteriosa ed enigmatica, quando, in una notte di mezza estate, entrò dalla finestra e lo baciò sulla guancia.
Dopo poco, aprì gli occhi e vide Betlemme: in un battibaleno era arrivato a destinazione. Cera da dire che la Signora Renna era un pilota affidabile e puntuale, anche se non sapeva manco che ore fossero. Dall’alto sentì solo molta gente che urlava felice:
– È nato, è nato, è nato il Salvatore.
La Signora Renna atterrò molto bene sulla radura, e il Signor Incipit, come fanno tutti i passeggeri dopo un volo, si mise a battere le mani in segno di riconoscenza.
– Non si fanno più queste cose – disse la Signora Renna.
– È più forte di me, che ci vuole fare. Ho volato più in questi giorni che in tutta la mia vita.
– Adesso corra verso la grotta, Giuseppe e Maria la stanno aspettando. Babbo Natale ha mandato a loro un Whatsapp avvertendoli del suo arrivo. Troverà anche la Dottoressa Pecora l’ostetrica, e i Pediatri il Dottor Asino e il Dottor Bue che hanno seguito minuto per minuto il parto.
Il Signor Incipit mise i piedi a terra e la baciò, poi prese a correre verso la grotta, superando un sacco di gente.
– Scusate, fatemi passare è urgente
– Non spinga rispose il Signor Cavallo.
– Mi scusi.
– Ma lei chi è?
– Incipit, Signor Incipit.
– ihihihihihihihihihi che sagoma!
In quel caso la risata del Signor Cavallo ci stava a pennello.
– Io sono quello che vende inizi.
– Ah, eccoti, che fine avevi fatto?
Lo fecero passare, attraversò un lungo corridoio, passò attraverso una insenatura ed entrò in una stanza illuminata da molte candele. Gli mancò per un attimo il respiro. Gesù bambino stava a pochi metri da lui. Giuseppe e Maria gli fecero il gesto di avvicinarsi alla culla, mentre la Dottoressa Pecora gli andò incontro.
– Mi raccomando, Signor Incipit, è appena nato, ha solo qualche minuto a disposizione.
– Non si preoccupi.
Il problema era che il Signor Incipit non sapeva che cosa l’aspettasse. Cosa poteva dargli un neonato? Che messaggio poteva riceve da portare ai bambini?
Si avvicinò pian piano alla culla, con passo felpato e trattenendo il respiro, l’emozione era davvero grande, così grande che non bastavano cento galassie per descriverla. Quando lo vide rimase estasiato dallo splendore del suo viso illuminato. Si sentì pervadere dalle innumerevoli emozioni che le sue cellule si misero a vibrare di gioia. E sorrise. Non aveva mai sorriso così bene in vita sua. Preso dall’entusiasmo gli diede un bacio sulla fronte e Gesù bambino allungò la sua manina sulla guancia del Signor Incipit, e gli fece una carezza. Una piuma morbida gli lucidò la pelle e si sentì così bene come non si era mai sentito in vita sua. A quel punto Gesù Bambino sussurrò qualcosa all’orecchio e il Signor Incipit fece di sì con la testa, e lentamente si allontanò indietreggiando senza mai perdere lo sguardo sul pargolo.
Salutò Giuseppe e Maria, il Dottor Asino e il Dottor Bue e strinse la mano alla Dottoressa Pecora.
– Grazie di cuore – disse sottovoce mettendosi la mano sul petto, e scomodando Borges pronunciò queste splendide parole:
– Il luogo più bello è avervi incontrato.
Quando uscì dalla grotta era un’altra persona, una persona migliore. Andò verso la Signora Renna che soffiava in attesa del suo ritorno.
– Perdonami, Signora Renna, ma se Gesù Bambino è già nato, abbiamo superato la Mezzanotte da un bel po, quindi, ormai sono in ritardo con la consegna della lettera di Babbo Natale e il messaggio di Gesù Bambino da portare ai bambini che mi aspettano.
– Non si preoccupi, qui siamo due ore avanti, per via del fuso orario, lassù non è ancora arrivata la mezzanotte.
– Bene, allora partiamo!
– Io mi devo riposare, non ho il carburante per il ritorno.
– E come facciamo?
– Ecco, questo non lo so, dobbiamo farci venire un’idea.
Il Signor Incipit era sbalordito dalla risposta della Signora Renna.
– Ma quale idea poteva venirci in mente se erano a migliaia di chilometri di distanza – pensò grattandosi il cappello.
Poi, stando ai suoi calcoli, mancava veramente poco lassù, forse una mezzora, alla mezzanotte. È a quel punto che si presentò una luce incredibile al loro cospetto, era la Signora Cometa.
– Saltate su, io sono Raggio di Cuore e vado alla velocità della luce. In un batter d’occhio sarete lassù dove vi aspettano i bambini.
Il Signor Incipit non credeva ai suoi occhi. Un’altra improvvisa soluzione, doveva ritenersi fortunato, oppure, dato che si era dato un gran da fare, il fato gli veniva in aiuto. Succede sempre così a quelli che vogliono inizi e agiscono di conseguenza.
– È davvero così tardi che tra poco si potrà dire che è presto – commentò ancora la Signora Cometa.
Che dire, aveva pure citato Shakespeare.
Il Signor Incipit e la Signora Renna vennero lanciati alla velocità della luce nel posto dove erano attesi. Si trovarono davanti allo stabile e il Signor Incipit prese a correre verso l’ingresso:
– Facciamo presto, non c’è tempo da perdere.
– Io sto qui e aspetto Babbo Natale, vai avanti tu, noi arriviamo dopo con i regali – disse la Signora Renna.
Fece le scale saltellando sui gradini, facendoli due alla volta, e anche tre alla volta, crepi l’avarizia. Quando arrivò al piano dei bambini, vide il Dottor Gatto e la Dottoressa Leprotta finalmente felici.
– Ma allora ce l’ha fatta!
– Guardate, non mi fate parlare
Si avvicinò il Dottor Gatto.
– Scusi, la mia spider rossa?
– Non si preoccupi, è nella foresta nera, dal meccanico, il Signor Cinghiale, una persona affidabile.
– Ehm… affidabile quanto?
Il Signor Incipit cambiò discorso.
– Quanto manca alla mezzanotte?
– Un quarto dora! – rispose la Dottoressa Leprotta.
– Non c’è tempo da perdere.
– Venga con noi, i bambini l’attendono nel salone dei giochi.
Intanto i due Dottori discorrevano mentre si dirigevano verso il salone.
– Quello mi ha abbandonato la spider rossa nella foresta nera?
– Ma la smetta! Non è il momento di parlare di questo.
– La mia spider, la mia amata spider rossa…
Quando entrò nel salone, il Signor Incipit, vide tutti i bambini in piedi, come dei soldatini silenziosi e curiosi. Il Signor Incipit tirò fuori il documento che attestava che era stato da Babbo Natale e lo porse a una bambina che era forse la rappresentante del gruppo.
– Ciao bambini, allora questa è la ricevuta di Babbo Natale che attesta la consegna delle vostre letterine.
– Mi faccia controllare – disse la bambina con una piccola smorfia di diffidenza.
La fece vedere agli altri bambini. Ci fu un attimo di brusio tra di loro, si confrontarono con molta attenzione sul documento appena ricevuto, e un bambino in fondo al gruppo disse:
– Sì, è la sua calligrafia, è quella di Babbo Natale Ma lei chi è, scusi?
– Incipit, il Signor Incipit.
– ihihihihihihihihihihi – tutti si misero a ridere come dei Pony sei una sagoma!
A quel punto anche il Signor Incipit rise in quel modo e gli vennero le lacrime agli occhi.
A NATALE BISOGNA RIDERE CON GLI OCCHI LUCIDI questo era il suo incipit.
I Bambini si misero a saltellare, a gioire, sapevano che sarebbe arrivato Babbo Natale tra pochi minuti. Il Signor Incipit, chiese un attimo di attenzione a tutti e chiese a loro di fare silenzio, aveva ancora una cosa da dire:
– Bambini cari, dovete sapere che sono stato anche a Betlemme da Gesù Bambino
– Noooooooo – dissero increduli i bambini.
– Ebbene sì. Sappiate che ho un messaggio per voi, me lo ha sussurrato nell’orecchio.
I Bambini spalancarono gli occhi dalla sorpresa inaspettata.
– E quale sarebbe? – domandò una bambina col cuore in gola.
– Ora ve lo dico, fate molta attenzione.
I Bambini stettero immobili.
– Gesù Bambino mi ha detto che dovete cantare un ritornello. Avete presente la musichetta del ritornello di jingle bells?
– Sìììììììììììì.
– Ecco, dovete cantarla così aprite bene le orecchie
INCIPIT, INCIPIT, INCI, INCIPIT
OGNI GIORNO CHE MI SVEGLIO
IO MI SENTO MEGLIO
INCIPIT, INCIPIT, INCI, INCIPIT
OGNI GIORNO CHE MI SVEGLIO
IO MI SENTO MEGLIO
E iniziarono a cantarla tutti con gioia e dovizia. Mancavano cinque minuti alla mezzanotte. Il salone venne invaso dal Raggio di Cuore che toccò il petto di ognuno di loro con la sua luce, e comparve il Signor Futuro sulla bianca parete. Venne trasmesso un film dove scorrevano immagini di ogni bambina e bambino di quel posto, un film che proiettava il futuro, ovvero ciò che sarebbero diventati da grandi: chi astronauti, chi scienziati, chi sportivi, chi umili lavoratori, chi abili prestigiatori. Mentre la proiezione andava avanti, i bambini si addormentarono sui cuscini, sui divani e sulle poltrone, mentre del Signor Incipit si persero le tracce.
E in quel momento che arrivò Babbo Natale con la spider rossa del Dottor Gatto, e depose i regali ai loro piedi.
– Ecco le sue chiavi e la fattura del Signor Cinghiale.
– Oh, grazie Babbo Natale, grazie… Come sarebbe duemila euro?
– Su Dottor Gatto, sono solo quisquilie. Ci ha fatto anche la revisione, era scaduta. Adesso mi lasci fare il mio lavoro.
Quando finì di consegnare tutti i regali, salì sulla renna che l’aspettava in cortile, e iniziò a canticchiare sottovoce:
INCIPIT, INCIPIT, INCI, INCIPIT
OGNI GIORNO CHE MI SVEGLIO
IO MI SENTO MEGLIO
INCIPIT, INCIPIT, INCI, INCIPIT
OGNI GIORNO CHE MI SVEGLIO
IO MI SENTO MEGLIO
E volò via.
– Ihihihihihihihihihi che sagoma quel Signor Incipit.
E poi, come si suol dire, vissero tutti felincitip e contenti.

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