dalle biciclette usate
che accadono inconsapevoli
ai binari di passi
che si spostano come pietre senza terra
tutto esiste in alcune scie
di grigie fotografie
e ti accorgi che l’abitudine dei numeri
è soltanto una giovane gentilezza non data,
l’idea tristemente appesa di qualunque via
che si somma al fondo di ogni fermata
in quel lento sopraggiungere d’alberi
troppo simile al canto di molte vite stonate
proprio dove una piccola grazia si trattiene
e le panchine si misurano con l’età
lì, dove solo il vento di vesti rimaste
conosce il peso di ogni corpo
intorno alla luna ferma sulle grate
e alla rauca apparenza delle case